Diario
4 maggio 2017
morris - fortuny - byatt
A.S. Byatt
Pavone
e rampicante. Vita e arte di Mariano
Fortuny e William Morris
Einaudi, 2017
«Eravamo
a Venezia in aprile, e io ero ebbra di luce acquamarina. È una luce
impalpabile, che gioca con le superfici mobili e scure dei canali,
che luccica sulla pietra e sul marmo fondendoli insieme con
molteplici sfumature, sempre acquamarina. Sperimentavo una bizzarra
sensazione. Ogni volta che chiudevo gli occhi, vedevo un verde molto
inglese, molto più giallo, un amalgama di luce scintillante sui
prati rasati e di pastosa luce verde dei boschi inglesi, una luce che
svanisce dentro tronchi nodosi, guizzando fra le ombre su strati di
foglie estive. [...] Ogni volta che pensavo a Fortuny nel chiarore
acquamarino, mi ritrovavo a pensare anche a un inglese, William
Morris. Usavo Morris, che conoscevo, per capire Fortuny. Usavo
Fortuny per reimmaginare Morris». Nasce così questa biografia
iconico-letteraria bifronte: nell'ineffabile bellezza della cornice
veneziana, l'attenzione di Byatt è catturata dalle atmosfere
eccentriche e ombrose di quella «caverna scintillante» che è
Palazzo Pesaro Orfei, dimora e laboratorio di Mariano Fortuny. I
tessuti unici e preziosi da lui disegnati - le sciarpe Knossos e il
plissé Delphos in particolare, punto di riferimento sia per la
storia della moda sia per la danza e il teatro europeo di primo
Novecento -, il gioco di buio e scintillii delle vaste sale, i
dipinti, le lastre fotografiche, lanciano nell'immaginazione della
scrittrice un ponte ideale verso le creazioni di quell'altro
eclettico artista-artigiano che fu William Morris. Per molti versi i
due sembrano antitetici. Figlio borghese della campagna londinese e
appassionato di mitologia nordica, Morris; nato da una famiglia
aristocratica catalana e radicato in un immaginario ellenico e
mediterraneo, Fortuny. Entrambi però, con le loro intuizioni, hanno
rivoluzionato il rapporto tra arte e artigianato, portando il bello
nella vita quotidiana. A. S. Byatt ne esplora i caratteri, gli
ideali, le ambizioni, visita le loro case, osserva gli oggetti che
producono e di cui si circondano, racconta l'amore che li unì a due
donne fuori del comune, Henriette Negrin, compagna di vita e di
lavoro di Fortuny, e Jane Burden, la bellissima e infelice modella
che sposò William Morris e fu dipinta e amata da Dante Gabriel
Rossetti. Ne nasce una fitta trama di parole e di immagini scelte da
Byatt e arricchite da didascalie di suo pugno. Un museo arredato con
occhi che sanno guardare, soffermarsi sul dettaglio, connettere.
| inviato da bub il 4/5/2017 alle 7:17 | |
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