Diario
24 maggio 2017
ferrandino - balzac
Giuseppe
Ferrandino
ONORATO
Bompiani, 2017
Un
giovane borghese ambizioso, pronto a conquistare Parigi e il mondo,
convinto di essere destinato alla grandezza; le sue imprese
letterarie, i suoi azzardi, gli investimenti sbagliati, gli amori
guidati dall'interesse; l'ossessione del denaro, sempre cercato,
sempre dissipato; e poi pagine e pagine di romanzi, una penna
dall'energia inesauribile, il plauso dei salotti, l'eterno,
torturante senso di inferiorità rispetto al mondo dei veri nobili e
dei grandi ricchi che è sempre pronto a voltar le spalle a chi cerca
di appartenervi. Questa è la storia narrata in prima persona di
Onorato de B..., così contorta e contraddittoria da confondere anche
il suo autore: in un miscuglio di bugie consapevoli e mera
confusione, l'autoritratto di un grande scrittore è reso da Giuseppe
Ferrandino con una lingua mimetica e originale, densa e solenne,
tronfia, altalenante tra le vertigini dell'ispirazione e le
piccolezze pesanti della vita di tutti i giorni.
| inviato da bub il 24/5/2017 alle 7:30 | |
24 maggio 2017
nouveau réalisme
NOUVEAUX
RÉALISTES. Gli anni classici 1960-1970
Ascona,
Museo
Comunale d'Arte Moderna, 25
maggio - 3 settembre 2017
La
mostra nasce da un progetto del mercante
d’arte Reto a Marca e
della Direttrice
Mara Folini.
Presenta circa
80 opere dei protagonisti del Nouveau Réalisme ,
con i quali a Marca ha collaborato e ha stretto amicizie di lunga
durata, a partire dal suo mentore Pierre
Restanyfino
agli artisti Arman, César, Rotella, Tinguely, de Saint Phalle,
Spoerri. A testimonianza di questi incontri e momenti eccezionali la
mostra offre al pubblico preziosi libri
degli ospiti,
conservati con cura da Reto a Marca, e ritratti fotografici degli
artisti Jean
Ferrero e Stefania
Beretta. A
corollario della mostra viene proposta la visione di due
documentari : I
Nouveaux Réalistesdi
Claudio Tettamanti ,
un omaggio alla lunga attività di Reto a Marca, e L’Orchestra
muta di Arman di
Enrica Roffi ,
prodotto da TSI, che approfondisce la “filosofia degli oggetti”
dell’artista. Artisti
in mostra: Arman Stefania
Beretta César Gérard Deschamps François
Dufrêne Jean Ferrero Raymond Hains Yves
Klein Heinz Mack Otto Piene Martial
Raysse Mimmo Rotella Daniel Spoerri Niki
de Saint Phalle Jean Tinguely Günther
Uecker Jacques Villeglé
| inviato da bub il 24/5/2017 alle 7:29 | |
19 maggio 2017
toppi

Sergio Toppi
BLUES
Nicola Pesce, 2017
In
questo secondo volume della collana dedicata a Sergio Toppi,
risaliamo alle radici del blues,
quando il voodoo e la musica mostravano molti punti in comune, tanto
da sembrar suonare la stessa partitura. Ogni singola tavola è un
capolavoro a sé stante. Lo stile del maestro aveva raggiunto la sua
piena maturità. Il volume è costituito da due storie sul “Blues”:
– la prima, che dà il titolo al volume, ci racconta le
vicissitudini di un sassofonista nero che riesce con la sua musica a
redimere alcuni malviventi mafiosi; – la seconda, L’Erede,
era stata realizzata nel 2007 dal maestro per un editore francese.
Appare in Italia per la prima volta con il lettering di Sergio Toppi.
| inviato da bub il 19/5/2017 alle 6:36 | |
18 maggio 2017
bruce lee
Francesco Palmieri
Piccolo
drago. La
vita di Bruce Lee
Mondadori,
2017
Partito
da Hong Kong per l'America con cento dollari in tasca e una valigia
di speranze, Bruce Lee conquistò in pochi anni Oriente e Occidente
diventando uno dei personaggi più rappresentativi della
contemporaneità. La sua breve vita, suggellata da una morte
enigmatica il 20 luglio 1973, si è prolungata nella leggenda del
Piccolo Drago, superando i confini del cinema e delle arti marziali.
L'aspirazione alla saggezza e le seduzioni della fama, il taoismo e
l'ambizione personale, l'obiettivo forse impossibile della
liberazione da ogni schema prestabilito hanno costituito la sua
sfida, il "Gioco della morte" di un uomo ricco di genio e
di contraddizioni, e spiegano la durevole potenza del suo carisma
universale. Questo libro ne racconta la storia dalla prospettiva
inedita di chi ha percorso in prima persona i sentieri paralleli del
Kung Fu e della scrittura sulle tracce del Piccolo Drago. Lungo il
filo ideale teso da Bruce Lee fra Oriente e Occidente, si succedono i
luoghi e i maestri, gli scontri e gli incontri la cui stessa verità
compone un singolare romanzo. È il sogno di un ragazzo italiano,
affascinato come tanti dai film di arti marziali, che un giorno si fa
realtà nelle palestre di Hong Kong, nei suoi templi, sui tetti dei
palazzi a Kowloon, dove Lee si era cimentato nei primi combattimenti
e dove tornò per morire all'improvviso. Lo sguardo di Francesco
Palmieri interroga sullo sfondo la cultura cinese che il Piccolo
Drago, più di Confucio e più di Mao, propose a suo modo e rese
accessibile al resto del mondo, rivoluzionando vecchi punti di vista
e acquisite convinzioni. Ma questo libro è soprattutto un omaggio a
chi continua a credere che valga sempre la pena di inseguire i propri
sogni, se non altro per raccontare ciò che ne resta al termine della
notte.
| inviato da bub il 18/5/2017 alle 6:50 | |
18 maggio 2017
enigmistica - gioco - semiotica
Stefano
Bartezzaghi
Parole
in gioco. Per una semiotica del gioco linguistico Bompiani,
2017
Non
c'è lingua e non c'è epoca in cui non si sia giocato con le parole:
troviamo giochi di parole nei testi più solenni di religioni,
letterature, filosofie. Sono una dimensione comune a tutti: dagli
analfabeti ai premi Nobel. Ed è proprio dalla classicità e dal
folklore che la cultura di massa ha ripescato le più curiose ed
enigmatiche combinazioni linguistiche per adattarle alla
contemporaneità. Dall'enigmistica alla pubblicità, dalla satira ai
tweet, la lingua mette in gioco le parole in modo che ci avvincano
ancora prima che convincerci. In queste pagine Stefano Bartezzaghi ci
spiega la natura di queste scintille dell'intelligenza e ci invita ad
appropriarcene.
| inviato da bub il 18/5/2017 alle 6:49 | |
13 maggio 2017
ciclismo - giro d'italia
Colin
O'Brien
Il
Giro d'Italia.
Una
storia di passione, eroismo e fatica
Mondadori,
2017
Gli
sprint mozzafiato, le salite mitiche, le discese vertiginose, i
successi eclatanti e i crolli più drammatici, l'amicizia e l'odio, i
retroscena, gli scandali: lo spaccato di un secolo di grande sport e
di storia del nostro paese che tiene il lettore incollato alle
pagine, lungo il tracciato di un Giro che ha attraversato la vita di
cinque generazioni di italiani - Venerdì 5 maggio 2017, con la tappa
Alghero-Olbia, prenderà il via il Giro d'Italia, appuntamento
irrinunciabile per gli appassionati di ciclismo del nostro paese. Ma
questa volta a rendere ancora più fervida l'attesa di milioni di
persone c'è una ricorrenza speciale: la Corsa rosa taglia il
traguardo del secolo. Saranno cento, infatti, le edizioni trascorse
da quel lontano 1909 in cui l'audace trovata pubblicitaria di un
manipolo di giovani e ambiziosi giornalisti della «Gazzetta dello
Sport» si materializzò in un percorso di 2448 chilometri, suddivisi
in otto tappe disumane, che laureò il varesino Luigi Ganna primo
vincitore della competizione. Colin O'Brien, giornalista irlandese
residente da oltre vent'anni in Italia, ricostruisce con magistrali
pennellate la storia del Giro attraverso i personaggi che l'hanno
reso unico, ricevendone in cambio l'immortalità nella memoria degli
sportivi. Dalle gesta eroiche dei pionieri, tra polvere, fango,
sudore e tanta improvvisazione, agli anni del dominio incontrastato
di Alfredo Binda e a quelli del fascismo, che trovò nel ciclismo,
una disciplina che è l'apoteosi della forza e della resistenza
fisica, un efficacissimo strumento di propaganda. E poi i dualismi:
dal più grande che lo sport nazionale ricordi, che spaccò il popolo
italiano nelle due opposte e irriducibili fazioni dei coppiani e
bartaliani, a quello del prode Gimondi, che spese la sua carriera,
comunque di successo, nel vano tentativo di contrastare il dominio
autocratico del «Cannibale» Merckx, al più estremo tra Moser e
Saronni, diversi come l'acqua e il fuoco, l'uno espressione della
dura realtà contadina, l'altro figlio della ricca borghesia
industriale. Fino all'eroe più tragico, il più amato dopo Coppi,
capace di far credere nella magia con la teatralità dei suoi
attacchi: Pantani, vittima - come sportivo e come uomo -
dell'ipocrisia del mondo delle due ruote nel suo periodo più buio. E
ai campioni di oggi, Nibali e Aru su tutti, pronti a incrociare le
ruote su strade sempre più curate ma che hanno mantenuto intatto il
fascino di quelle sterrate d'inizio Novecento.
| inviato da bub il 13/5/2017 alle 15:52 | |
13 maggio 2017
cinema - longanesi - malaparte - montanelli - guareschi
Giancarlo Mancini
Colpi
roventi. I film di Longanesi,
Malaparte, Montanelli e Guareschi
Bompiani, 2017
Quattro
colpi, unici, secchi, roventi. Quattro film diretti da altrettanti
uomini simbolo della cultura italiana del Novecento: Leo Longanesi,
Curzio Malaparte, Indro Montanelli e Giovannino Guareschi. Ciascuna
di queste pellicole restituisce alla memoria collettiva un momento
storico imprescindibile: il 1943 e la caduta del fascismo raccontati
dalle immagini di Longanesi; l'immediato dopoguerra e gli orrori
della guerra civile nella rappresentazione di Malaparte; la grande
crisi della sinistra italiana alle prese con i fatti di Ungheria del
1956 visti attraverso lo sguardo di Montanelli. E, infine, l'Italia
del boom economico di cui Guareschi nel 1963 fa un ritratto per nulla
condiscendente. Il libro, corredato da un ricco apparato fotografico
e frutto di un'appassionata ricerca d'archivio, ricostruisce
l'importanza e il valore di queste testimonianze di grandi penne alla
loro prima e ultima esperienza dietro la macchina da presa. Film
scomodi, non concilianti, che toccano temi e corde di cui pochi o
nessuno, nell'Italia del dopoguerra, si voleva occupare;
testimonianze preziose e per molti anni dimenticate di quattro
intelligenze controcorrente.
| inviato da bub il 13/5/2017 alle 15:49 | |
9 maggio 2017
canzone napoletana
Roberto
De Simone
La
canzone napolitana
Einaudi
“Millenni”, 2017
La
canzone napoletana studiata e raccontata non nei suoi aspetti
folcloristici più standardizzati, ma come mito che affonda negli
archetipi musicali più antichi, come sonorità rimosse dalla memoria
e affioranti dove meno te l'aspetti: in un mercatino domenicale dove
si vendono dischi di prima della guerra o nel negozio di un barbiere
cantante che conserva tradizioni perse nei secoli. Roberto De Simone
ci conduce in una ricerca che diventa inventario di testi e musiche,
ma anche racconto di personaggi, di luoghi, di rappresentazioni
popolari devote e profane. Sempre nei libri di De Simone alto e
basso, popolare e colto si intrecciano indissolubilmente; così
avviene anche in questo libro, che insieme al saggio sul Presepe
napoletano è forse il suo capolavoro, la summa delle sue ricerche e
della sua antropologia culturale. Dunque nelle pagine della Canzone
napolitana l'arte canterina di un anonimo venditore ambulante e la
raffinata poesia di Salvatore Di Giacomo vanno a braccetto fra loro,
come i melodrammi di Rossini e Donizetti e la performance di tre
femminelli in processione a un santuario. L'alternanza fra capitoli
di rigorosa musicologia e altri di spericolata narrazione è più
apparente che reale, perché nei capitoli storico-musicali si insinua
la fiction (come in un bellissimo colloquio immaginario fra Torquato
Tasso e Monteverdi) e nelle narrazioni c'è molta filologia (peraltro
le partiture delle canzoni sono raccolte in fondo al volume).
Attraverso la trattazione storica e il racconto, De Simone delinea un
genere musicale ma tratteggia anche il ritratto della sua città: una
Napoli cangiante nei secoli eppure sempre se stessa. Un collage di
sovrapposizioni (splendidamente rappresentate in un parallelo visivo
dalle illustrazioni di Gennaro Vallifuoco, antico sodale di De
Simone) legato da un filo rosso che arriva fino alla seconda guerra
mondiale e, attraverso le testimonianze più resistenti ai
cambiamenti della modernità, a saperle trovare e ascoltare, fino ai
giorni nostri.
| inviato da bub il 9/5/2017 alle 6:44 | |
6 maggio 2017
estetica italiana - perniola
Mario Perniola
Estetica
italiana contemporanea.
Trentadue autori che hanno
fatto la storia degli ultimi cinquant'anni
Bompiani, 2017
Si
sa che l'Italia è un paese estetico. Meno noto è che essa ha
prodotto nel corso degli ultimi cinquant'anni un cospicuo numero di
pensatori di alto livello che hanno portato un contributo originale e
innovativo aprendo orizzonti inediti su che cosa è il bello e che
cosa è l'arte. Tra questi i più noti sono Gillo Dorfles, Luigi
Pareyson, Umberto Eco, Italo Calvino, Gianni Vattimo, Massimo
Cacciari, Giorgio Agamben, Guido Ceronetti. Ma non dovrebbero essere
ignorati anche molti altri poco conosciuti come i filosofi Andrea Emo
e Gianni Carchia, la femminista Carla Lonzi, e lo stilista Quirino
Conti. Essi hanno ripensato in modo nuovo alcune categorie estetiche
(armonia, ironia, sublime, tragico, arguzia, acutezza) che
appartengono al patrimonio culturale plurisecolare della cultura
italiana. Si sono confrontati con la realtà politica, sociale,
antropologica del loro paese e hanno trovato nell'ambito
dell'estetica soluzioni che suggeriscono stili di vita e modi di
sentire capaci di aprire spazi di libertà e di autenticità.
| inviato da bub il 6/5/2017 alle 6:31 | |
4 maggio 2017
morris - fortuny - byatt
A.S. Byatt
Pavone
e rampicante. Vita e arte di Mariano
Fortuny e William Morris
Einaudi, 2017
«Eravamo
a Venezia in aprile, e io ero ebbra di luce acquamarina. È una luce
impalpabile, che gioca con le superfici mobili e scure dei canali,
che luccica sulla pietra e sul marmo fondendoli insieme con
molteplici sfumature, sempre acquamarina. Sperimentavo una bizzarra
sensazione. Ogni volta che chiudevo gli occhi, vedevo un verde molto
inglese, molto più giallo, un amalgama di luce scintillante sui
prati rasati e di pastosa luce verde dei boschi inglesi, una luce che
svanisce dentro tronchi nodosi, guizzando fra le ombre su strati di
foglie estive. [...] Ogni volta che pensavo a Fortuny nel chiarore
acquamarino, mi ritrovavo a pensare anche a un inglese, William
Morris. Usavo Morris, che conoscevo, per capire Fortuny. Usavo
Fortuny per reimmaginare Morris». Nasce così questa biografia
iconico-letteraria bifronte: nell'ineffabile bellezza della cornice
veneziana, l'attenzione di Byatt è catturata dalle atmosfere
eccentriche e ombrose di quella «caverna scintillante» che è
Palazzo Pesaro Orfei, dimora e laboratorio di Mariano Fortuny. I
tessuti unici e preziosi da lui disegnati - le sciarpe Knossos e il
plissé Delphos in particolare, punto di riferimento sia per la
storia della moda sia per la danza e il teatro europeo di primo
Novecento -, il gioco di buio e scintillii delle vaste sale, i
dipinti, le lastre fotografiche, lanciano nell'immaginazione della
scrittrice un ponte ideale verso le creazioni di quell'altro
eclettico artista-artigiano che fu William Morris. Per molti versi i
due sembrano antitetici. Figlio borghese della campagna londinese e
appassionato di mitologia nordica, Morris; nato da una famiglia
aristocratica catalana e radicato in un immaginario ellenico e
mediterraneo, Fortuny. Entrambi però, con le loro intuizioni, hanno
rivoluzionato il rapporto tra arte e artigianato, portando il bello
nella vita quotidiana. A. S. Byatt ne esplora i caratteri, gli
ideali, le ambizioni, visita le loro case, osserva gli oggetti che
producono e di cui si circondano, racconta l'amore che li unì a due
donne fuori del comune, Henriette Negrin, compagna di vita e di
lavoro di Fortuny, e Jane Burden, la bellissima e infelice modella
che sposò William Morris e fu dipinta e amata da Dante Gabriel
Rossetti. Ne nasce una fitta trama di parole e di immagini scelte da
Byatt e arricchite da didascalie di suo pugno. Un museo arredato con
occhi che sanno guardare, soffermarsi sul dettaglio, connettere.
| inviato da bub il 4/5/2017 alle 7:17 | |
3 maggio 2017
poesia visiva - "lotta poetica"
LOTTA
POETICA.
IL MESSAGGIO POLITICO NELLA POESIA VISIVA (1965- 1978) Foggia,
Fondazione
Banca del Monte di Foggia, 5 maggio 2017 – 6 giugno 2017
Venerdì
5 maggio 2017 presso
la Fondazione
Monti Uniti di Foggia,
inaugura la mostra Lotta
Poetica. Il messaggio politico nella poesia visiva (1965 –
1978), curata
da Benedetta
Carpi De Resmini in
collaborazione con Michele
Brescia. L’esposizione
rientra nel programma della Fondazione dedicato all’arte
contemporanea. Il titolo della mostra è liberamente ispirato a
quello della rivista Lotta
Poetica,
ideata
nel 1971 da Paul
De Vree e Sarenco,
in quegli anni luogo privilegiato di dibattito e confronto culturale,
al di fuori dei canali di comunicazione tradizionali. In esposizione
i lavori e le opere degli artisti che si sono impegnati a contrastare
la nascente società dei consumi a cavallo tra gli anni Sessanta e
Settanta: abbandonati i tradizionali strumenti comunicativi e cadute
le barriere tra i diversi generi, gli artisti approdano a un
linguaggio basato sul verbo e
sull’immagine che
trova definizione proprio nella Poesia
Visiva,
neoavanguardia nata in seno al fiorentino Gruppo 70, fondato
da Lamberto
Pignotti ed Eugenio
Miccini. Oltre
quaranta le opere presenti, realizzate da artisti come Nanni
Balestrini,Ketty La Rocca, Lucia
Marcucci, Lamberto
Pignotti, Sarenco,
Mirella Bentivoglio, Luciano Ori, Michele Perfetti e
tanti altri che animarono quel periodo storico. Collage,
disegni, documenti, riviste, manifesti e libri d’artista
raccontano l’immagine di un’arte militante, creando punti
di vista inediti da cui osservare la compenetrazione tra immagine,
segno verbale e segno grafico. In mostra opere provenienti da
importanti collezioni come l’Archivio
Collezione Carlo Palli, di Prato e
la Fondazione
Berardelli, di Brescia. Le
opere esposte sottolineano le criticità della società contemporanea
capitalistica: veicolano un’arte eversiva che, tramite collage,
ritagli di giornali, fumetti, testimonia l’atmosfera degli anni
Settanta, attraversata da movimenti politici e sociali capaci
di raccontare la carica sovversiva del nuovo codice linguistico,
schierato in prima linea per riscattare la condizione subalterna
della donna, per garantire il proprio supporto alla lotta per la
casa, per smascherare l’ipocrisia dei dogmi, per sostenere le
contestazioni sociali. All’interno del percorso espositivo, il
visitatore verrà immerso in uno spazio multisensoriale, creato dalla
riproduzione di poesie
sonore,
ideate negli anni Settanta da Sarenco: autentiche installazioni che
invaderanno simbolicamente la mostra con la riproduzione continua di
slogan politici dell’epoca.
| inviato da bub il 3/5/2017 alle 6:31 | |
1 maggio 2017
pinelli
Enrico
Maltini - Gabriele Fuga Pinelli.
La
finestra
è
ancora
aperta
Colibrì, 2016
Giuseppe
“Pino” Pinelli, trova la morte nella notte tra il 15 e il 16
dicembre del 1969 nella Questura di Milano, tre giorni dopo la strage
di Piazza Fontana. Ventuno anni dopo la sentenza, siamo nel 1996, si
scoprono a Roma i documenti segreti di un ufficio detto degli Affari
Riservati, struttura potente quanto “occulta”, facente capo al
Ministero dell’Interno. Migliaia di fascicoli rivelano una
sistematica azione di intrusione, sottrazione di corpi di reato,
depistaggi, manipolazione di testi, occultamento di indizi,
falsificazioni di prove nelle indagini sulle stragi di quegli anni.
Solo nel 2011, quando la “Casa della Memoria” di Brescia inizia
un vasto progetto di digitalizzazione di atti giudiziari, quei
documenti e quelle deposizioni escono dagli archivi dei tribunali e
divengono accessibili a storici, ricercatori, giornalisti. Solo
allora si scopre che molti di questi riguardano da vicino la vicenda
in cui Pinelli trovò la morte.
| inviato da bub il 1/5/2017 alle 6:29 | |
30 aprile 2017
milano - cimitero
Carla De Bernardi –
Lalla Fumagalli
La
piccola città.
Il
Monumentale di Milano.
Jaka Book, 2017
Il
Monumentale di Milano è un museo a cielo aperto che da un secolo e
mezzo custodisce una strabiliante raccolta di capolavori realizzati
dai principali artisti italiani tra la metà dell'Ottocento e i
giorni nostri. A 150 anni dalla sua inaugurazione, il volume
ripercorre le vicende di uno dei luoghi più suggestivi della città
di Milano. Con un documentato apparato iconografico e i ricchi
contributi di alcuni fra i maggiori studiosi dell'argomento,
finalmente un libro illustrato dedicato a questo simbolo della
memoria e della sperimentazione, sia artistica che tecnica, in
dialogo costante con il suo contesto culturale e sociale. Dalla
costruzione del primo Recinto Maciachini all'opera MU 14I-La vita
infinita del maestro giapponese Kengiro Azuma: una metafora, come il
luogo che la ospita, di tutti gli opposti, un simbolo del desiderio
di risposte all'insondabile, un tentativo di rendere eterna
l'umanità.
| inviato da bub il 30/4/2017 alle 6:49 | |
27 aprile 2017
cina - islam
Francesca
Rosati
L'islam
in Cina. Dalle origini alla Repubblica
popolare
L'Asino
d'Oro, 2017
Questa
è una storia tutta da raccontare, l'Islam penetrò in Cina già due
secoli dopo la morte di Maometto, attraverso i percorsi terrestri e
marittimi della Via della Seta, articolandosi in una pluralità di
tradizioni locali. Il contributo scientifico e intellettuale dei
musulmani trovò il plauso degli imperatori, divenendo parte del
patrimonio culturale cinese, a testimonianza della compiuta
trasformazione dei devoti di Allah da 'ospiti stranieri' a 'cinesi
musulmani' - Hui. Nel Celeste Impero, il dialogo tra Islam e
confucianesimo raggiunse sublimi livelli di sintesi filosofica
nell'opera dei letterati dello "Han Kitab"; mentre il
misticismo musulmano della tradizione arabo-persiana predilesse il
linguaggio simbolico del taoismo e del buddismo. Se al tramonto
dell'impero il confronto tra musulmani e governo fu spesso violento,
nei primi anni della Repubblica, il fervore patriottico degli Hui
animò il dibattito sulla costruzione della nazione, gettando le basi
teoriche della suddivisione della "'umtnah" cinese in
'minoranze etniche', affermatasi con Mao Zedong. Oggi, il rapporto
tra le comunità islamiche e il regime comunista è percepito in
Occidente nei termini di un confronto violento. Tuttavia, la vicenda
dell'Islam nella Cina contemporanea è soprattutto il frutto di
delicati processi di negoziazione, nello sforzo di conciliare la fede
nel messaggio coranico con quella nel socialismo cinese.
| inviato da bub il 27/4/2017 alle 6:19 | |
26 aprile 2017
james cameron
David
Fakrikian
James
Cameron,
l'odyssée d'un cinéaste
Fantask
Editions, 2017
James
Cameron a révolutionné le septième art et enrichi la pop culture
de nombreux personnages et univers désormais cultes. Prêt à toutes
les folies pour donner vie à ses idées, il ne s est pas fait que
des amis dans le milieu... Réalisateur visionnaire, mais souvent
polémique, « Jim » a marqué le cinéma contemporain. À travers
des interviews inédites et des documents exclusifs, cette biographie
revient sur quarante ans de carrière d un personnage atypique. Un
voyage fascinant et approfondi dans l intimité de l artiste, d uvre
en uvre, de coulisses en coulisses.
| inviato da bub il 26/4/2017 alle 7:25 | |
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